Scorcio Certosa di Serra San Bruno
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Il 7 febbraio del 1783 una violenta scossa di terremoto del
nono grado della scala Mercalli, con epicentro Soriano, colpì in maniera
devastante gran parte della regione Calabria.
L'evento fu così catastrofico da aver inciso prepotentemente
nella storia e nello sviluppo economico dell'intera regione. Ciò nonostante, in
quegli anni la Calabria visse una vera e propria evoluzione urbanistica; infatti,
molti borghi calabri dagli arroccati centri medievali si trasformarono nelle
odierne città dalla maglia urbanistica regolare, caratteristica, all'epoca,
solo delle grandi capitali europee.
La Calabria divenne inoltre il centro di sperimentazioni
tecnologiche in campo strutturale, poiché la necessità di una ricostruzione
così ampia obbligò l'applicazione delle primissime norme antisismiche messe a
punto per l'occasione e contenute nel regolamento edilizio borbonico, (per
molti storici l’applicazione di tali norme permise l'attenuazione dei possibili
danni provocati dal devastante evento del 1908 che colpì la punta della
Calabria e, l'area di Messina e per il quale, si ricorda, i danni ai centri
urbani furono provocati prevalentemente dal maremoto che ne conseguì, anziché
dal terremoto stesso).
Come detto, per molte delle città dove oggi viviamo, fu
necessaria la totale ricostruzione delle civili abitazioni e dei monumenti
storici e sacri. Per altre, a causa della devastazione provocata dal sisma e
dalla precarietà del sito, si decise di dislocare completamente il centro
abitato in un luogo diverso dall'originario (come ad esempio Filadelfia).
Anche Serra San Bruno fu violentemente colpita dal tragico
evento, e anche se all’interno della prima Certosa italiana, miracolosamente
non ci furono né vittime e né feriti, tutti gli edifici componenti la piccola
cittadella monastica furono distrutti. Tutto il patrimonio storico-artistico e
archivistico ivi conservato andò perduto per sempre. In un istate si sgretolarono
a terra tutte le strutture monastiche, nonché le sette torri poste sulla
cinquecentesca cinta muraria a pianta quadrilatera.
Quel giorno i monaci furono costretti ad abbandonare la
Certosa lasciando sepolti per anni nelle macerie manoscritti unici e numerose
opere d'arte. Poco di quel patrimonio fu messo in salvo e dislocato fra le
varie chiese o nelle piazze del paese.
Dopo questa triste spoliazione, la ricostruzione in stile
avvenne solamente nel novembre del 1900.
A ricordo dell'antichità del monastero e del tragico evento
che lo colpì, parte dei maestosi ruderi dominano l’area certosina.
Lo scorcio dell'antica facciata dallo stile michelangiolesco,
con la famosa cuspide ruotata per effetto del movimento sismico, in contrasto
con le nuove strutture in sfondo è l'immagine forte della devastazione del
passato e la forza della successiva ricostruzione.
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