ArchiPills|I miei viaggi romani 2| Ara Pacis by Richard Meier
"Quando mi chiedono in che cosa credo, rispondo che io credo nell'architettura. L’architettura è la madre delle arti. Mi piace credere che l’architettura collega il presente con il passato e il tangibile con l’intangibile. "
Questa è una delle frasi più famose e rappresentative dell'archistar Richard Meier, sicuramente quella che meglio si adatta alla descrizione del suo lavoro, ed in particolare alla enerazione e rispetto che avrà ispirato il concept architettonico per la realizzazione del complesso museale che custodisce la celebre Ara Pacis.
L'Ara Pacis Augustae (Altare della pace augustea) è, infatti, un altare dedicato da Augusto nel 9 a.C. alla Pace, nella sua accezione di divinità, e originariamente posto in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione delle vittorie, luogo emblematico perché posto a un miglio romano (1.472 m) dal pomerium, limite della città dove il console di ritorno da una spedizione militare perdeva i poteri ad essa relativi (imperium militiae) e rientrava in possesso dei propri poteri civili (imperium domi). Questo monumento rappresenta una delle più significative testimonianze pervenuteci dell'arte augustea ed intende simboleggiare la pace e la prosperità raggiunte come risultato della Pax Romana.
La storia che porta in sé questo monumento è ricca e travagliata, ed è per questo che il progetto redatto da Richard Meier & Partners Architects, studio statunitense a cui si devono alcuni dei più notevoli musei della seconda metà del Novecento, si è basato sulla realizzazione di un'architettura di protezione e valorizzazione dell'elemento principe del museo.
Analizziamo allora questa bellissima architettura della nostra capitale.
Il museo sorge tra il Tevere, il Mausoleo di Augusto, le chiese dei Santi Carlo, Rocco e Gerolamo e le quinte di Piazza Augusto Imperatore progettate da Vittorio Ballio Morpurgo e rappresenta la prima architettura contemporanea che dagli anni della caduta del Fascismo viola la cerchia delle mura aureliane del centro storico ponendosi come elemento di dialogo tra antico e moderno, terreno d’incontro tra cultura classica e contemporanea.
La pavimentazione della piazza è stata realizzata con lastre di pietre accostate i cui giunti sono stati lasciati appositamente aperti per far smaltire l’acqua piovana.
Questa semplice forma geometrica garantisce un’illuminazione che risulti il più possibile naturale, grazie anche alle fonti di luce laterali e zenitali (rispettivamente il curtain-wall e i lucernari). Per una perfetta integrazione con l’ambiente circostante, così da ottenere una continuità coloristica, i muri esterni sono rivestiti con spesse lastre di travertino, dalla tipica superficie ‘a spacco’, collegate al muro per mezzo di grappe metalliche annegate nel conglomerato; gli altri sono stati intonacati e lasciati bianchi.
L'edificio, rimasto sostanzialmente inalterato, è stato concepito per essere permeabile e trasparente nei confronti dell'ambiente urbano, senza compromettere la salvaguardia del monumento. Un organismo ad andamento lineare che si sviluppa secondo l'asse principale nord-sud e si articola in aree scoperte, ambienti completamente chiusi e in zone chiuse, ma visivamente aperte alla penetrazione della luce.
La struttura dell’alzato è composta da setti, pilastri e solai realizzati in cemento armato gettato in opera. La copertura è un sistema statico indipendente dal resto dell’edificio, composta da due piastre metalliche, con un ordito di maglie ortogonali di travi di acciaio di grandi dimensioni (h=1,20 m), bullonate tra loro e vincolate ai quattro pilastri del complesso museale.
Gli interni, come l’esterno, presentano pareti intonacate bianche e rivestimenti con lastre di travertino. Entrando dalla piazza, in un raccolto e luminoso spazio alto e aperto, ci sono la biglietteria, il book-shop e gli armadietti; da una vetrata a tutt’altezza si accede allo spazio espositivo, inizialmente a pareti chiuse, la cui illuminazione è data dai faretti sul soffitto, mentre, proseguendo, vi è l’altare illuminato dalla luce naturale che entra dal curtain-wall e dai lucernari.
Da qui ci si affaccia al piano seminterrato, ancora spazio espositivo, raggiungibile con una scala posta dietro la parete rivestita da lastre di travertino liscio. Da questo piano si accede all’auditorium, non aperto al pubblico, sopra il quale c’è il terrazzo, percorribile anche per raggiungere gli impianti di climatizzazione.
All’estremo sud è posta la grande piazza sulla quale affaccia l’ingresso principale, prevalentemente occupata da una scalinata dal lato di via Ripetta e con fontana frontale alla chiesa di San Girolamo; all’opposto, invece, c’è una parete bianca senza alcuna bucatura di ingresso ed è collegata al muro perimetrale in travertino. I corpi agli estremi poggiano su platee superficiali (terminati i primi mesi del 2003), quello centrale, della teca dell’Ara Pacis, su pali infissi a pressione, profondi 52m, a causa della disomogeneità del sottosuolo.
Le mie stories di quel viaggio: http://tiny.cc/iov1dz
Studio di progettazione: https://www.richardmeier.com/
Fonti:
-Federica Merenda, Ott 2014, Museo dell’Ara Pacis, in archidiap.com, http://tiny.cc/7yv1dz
- arapacis.it, Il progetto Meier, http://tiny.cc/nrv1dz
- electa.it, Richard Meier – Il Museo dell’Ara Pacis, http://tiny.cc/qvv1dz
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