Architetture Calabre| I Ruderi del castello di Amantea
La gita fuori porta di oggi, alla scoperta dei borghi calabresi, ci ha portati ad Amantea, comune sito nel cosentino; città turistica ed uno dei centri commercialmente e socialmente più animati del territorio, sede di numerose istituzioni culturali che ne fanno anche un centro-perno dell'intera area circostante.
Amante è dominata da ogni punto dagli affascinanti ruderi del castello e del Convento francescano che sorgono sull'altura più imponente del circondario, e che catturano l'attenzione dei visitatori già alle prime porte dalla città.
Sebbene il percorso non sia facilissimo, ed anzi sembra essere abbandonato da parecchio tempo, ci siamo fatti coraggio e armati di macchina fotografica, ci siamo messi a scalare la ripidissima salita che separa la parte alta della città, con l'area archeologica.
Ad aspettarci sull'altura, in questa splendida giornata estiva, c'era un panorama spettacolare!
Bèh che dire, ne è valsa proprio la pena!
In base ai ritrovamenti e all'eccezionale vista che si gode da lassù si ipotizza l’edificazione di una fortezza o di un’acropoli già in età classica. I primi documenti, parlano di una fortezza ad Amantea nel VII sec. d.C., allorché, con il passaggio dalla dominazione bizantina a quella saracena, la città divenne emirato: secondo alcune ricostruzioni Amantea prenderebbe il nome da Al Mantiah, il condottiero che a quel tempo la conquistò.
Il Castello venne però costruito dai Normanni nel XI sec., i quali individuarono nell'alto Tirreno Calabrese un’area di primaria importanza strategica. Passò quindi agli Svevi, sotto la cui dominazione Amantea conobbe un’ulteriore crescita culturale ed economica: nel XIII sec. la struttura venne ampliata e cinta con spesse mura difensive.
Quindi, probabilmente di epoca normanna, appartiene la costruzione del grande torrione quadrangolare, forse collegato ad un muro di cinta.
Nello stesso periodo fu costruito a poche decine di metri di distanza un convento francescano: sull'altopiano si vennero così a concentrare i due simboli del potere, quello politico e quello religioso.
Secondo lo storico francescano irlandese Luca Wadding, il convento di San Francesco fu fondato dal Frate Pierio, il quale lo costruì "...in Custodia vallis Coenobium Amacheae, sive Amanthea, urbis maritimae, diocesis Tropejae,...intra civitatem prope arcem."
Padre Francesco Russo sotiene, invece , che il convento venne costruito ex novo dal Beato Pietro Cathin, discepolo di San Francesco, e dal suo confratello Pejero (Beato Pirro da Crotone) nel periodo che va dal 1221 (arrivo dei primi Francescano in Calabria) al 1264, anno della morte di Pietro Cathin. Gli storici locali, pur attribuendo la fondazione ai due Padri Francescani, sostengono che essi restaurarono l'antica chiesa di San Basilio e l'annesso cenobio, trasformandolo in cenobio francescano.
Il preesistente edificio religioso di San Basilio era la dimora di monaci greci insediati ad Amantea dopo la cacciata degli Arabi da parte dei Bizantini, avvenuta nel 1031-32 e , come avvenne poi nei secoli successivi per la chiesa di San Francesco, era luogo di sepoltura della nobiltà locale.
La vita del complesso monastico si protrasse, con alterne vicende, fino a quando, prima con il terremoto del 1638, poi dopo l'assedio del 1806-077 da parte dei Francesi, il manufatto subì danni tali da renderlo inagibile. Fu quindi definitivamente chiuso per effetto della soppressione napoleonica dell'Ordine dei Minimi Conventuali, del 7 agosto 1809, diventando proprietà del regio demanio.
Nel 1813 parte del complesso fu venduta dal demanio a Pietro Perciavalle, cittadino di Amantea. Nel corso del XIX sec. venne utilizzato come lazzaretto a causa delle frequenti epidemie che colpirono 'intero sud d'Italia. Ormai gravemente danneggiato, si avviò verso un inesorabile processo di abbandono e progressiva rovina.
Oggi del castello e del convento sono rimasti solo ruderi che conservano ancora il loro fascino.
Alla prossima, Amantea!
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