Storia dell'Arte| Cap.5.2 Arte Egizia - La Pittura
Per la pittura vale tutto ciò che abbiamo già detto prima riguardo la scultura, ovvero la sottomissione alle regole, e quando parliamo di un'immagine pittorica bidimensionale, l’artista dell’antico Egitto si preoccupa di rappresentare il corpo nelle sue posizioni più caratteristiche.
Cosa significa questo?
Gli Egiziani non hanno alcun interesse a raffigurare il corpo negli scorci prospettici, cercando di adattarlo a una superficie bidimensionale, per questo tipo di rappresentazione non racconta a pieno le caratteristiche del corpo. Invece, se proviamo a osservare un corpo umano nelle angolazioni diverse, possiamo fare uno schema di quali siano lo schema rappresentativo più caratteristico a seconda delle parti del corpo partendo e andò dal basso.
I piedi. Non ha senso rappresentarli frontalmente perché un piede è lungo e la sua posizione più caratteristica è di lato. Perciò i piedi e le gambe vengono sempre rappresentati di lato e in modo che sembrino identici.
Il busto. Se per le gambe la posizione più rappresentativa è quella laterale, il busto è frontale perché la posizione laterale non ci dà la sua visione completa e possiamo vederlo interamente solo davanti.
La testa viene raffigurata di profilo, perché solo così possiamo vedere la sua dimensione e il profilo del volto. Sulla testa ci sono gli occhi rappresentati nella posizione frontale.
Perciò le immagini pittoriche dei corpi umani ci appaiono come una combinazione di canoni e schemi diversi.
Scene di caccia nella palude. Pittura murale della tomba di Nebamon. XVIII dinastia, intorno al 1350 a.C. |
In Scene di caccia nella palude riconosciamo il canone già riscontrato in pittura, per cui la figura del faraone è molto più alta delle altre persone e le loro dimensioni sono proporzionali al loro status sociale. Modelli simili esistevano durante tutto il periodo dell'arte dell'antico Egitto.
Però, quando non si tratta del faraone, ma di alcune cose ordinarie come animali o piante, qui il maestro antico dimostra di essere molto attento al mondo della natura, di conoscerlo molto bene e sa rappresentarlo con mezzi pittorici.
In questa pittura murale Scene di caccia nella palude è sorprendente la quantità di piante, uccelli e animali. I dettagli del mondo naturale, sono così particolari che le persone esperte in botanica, flora e fauna possono nominare con precisione i tipi degli uccelli e dei pesci qui rappresentati. Non si può dire che i maestri egizi non sapevano disegnare o non avevano abbastanza competenze, o che la loro maniera di dipingere era in qualche modo sbagliata, o la loro arte, in qualche modo imperfetta, non è così!
Avevano semplicemente degli obiettivi leggermente diversi. Se le immagini delle persone generalmente venivano raffigurate secondo gli schemi canonici, nel rappresentare le immagini della natura, un'artista poteva lasciarsi andare e dimostrare la sua maestria.
Giardino della tomba di Rekhmira (intorno al 1504-1424 a.C., Nuovo Regno) |
Vediamo come avveniva la rappresentazione dello spazio.
Come per il corpo umano, anche per la “descrizione pittorica” di uno spazio, gli Egizi si affidano al canone che vuole la rappresentazione secondo le caratteristiche principali di determinati oggetti, e non la loro visione “naturale” e/o prospettica. Non ci sono esempi di tentativi di rappresentare la profondità dello spazio sulla superficie bidimensionale, perché questo non era una cosa per loro utile.
Quando dipingono un giardino, come in questo caso, le figure sono rappresentate secondo gli schemi che abbiamo già accennato gli alberi sembrano dipinti da un bambino, questo perché possiamo dire che i ragionamenti di un artista egizio e di un bambino sono molto simili: un bambino disegnerebbe un albero nella sua posizione più rappresentativa, ovvero frontale e delineerebbe la chioma in modo piuttosto schematico, come appunto in questo caso.
Al pittore egizio non interessa mettere gli alberi in fila, perché così si sovrapporrebbero e la visione dello spazio del giardino verrebbe compromessa. Se invece vengono raffigurati separatamente, saranno ben visibili e riconoscibili. La pittura ci permette di osservare la scena dall'alto e vedere ogni sua parte da un punto di vista più vantaggioso.
Tavoletta di Narmer, intorno al 3200-300 a.C. Museo del Cairo |
Ora diamo un'occhiata alla famosa Tavoletta di Narmer. Qui è raffigurata la vittoria dell'Alto Egitto sul Basso Egitto e quindi l'unificazione del paese, è un evento molto importante nella storia dell'antico Egitto. Guardiamo la figura del faraone, Ancora una volta il canone è rispettato: la figura del faraone è più alta delle altre e la differenza tra le loro dimensioni è notevole.
Quando si tratta delle cose che conoscono tutti, ad esempio dell'immagine di un faraone o di guerrieri, l'artista egizio si sente a suo agio sa esattamente come deve essere rappresentato tutto ciò e usa i soliti schemi senza pensarci troppo, ma questa tavoletta è curiosa perché sulla sua parte bassa sono rappresentati soldati caduti. Nel repertorio del maestro egizio non c'è nessun regolamento su come rappresentare guerrieri caduti. Quindi sono raffigurati nelle posizioni assurde e innaturali con le braccia e le gambe contorte. I guerrieri sembrano raffigurati dall'alto, in casi simili gli schemi canonici iniziano a fallire e si creano esempi di immagini molto interessanti.
Questo è tutto sulle immagini pittoriche nell'antico Egitto non esiste pittura su tavola che si può spostare da un posto all'altro, ci sono pitture murali e le immagini bidimensionali simili sotto forma di un rilievo.
Fonti:
- Giorgio Cricco, Francesco Paolo Teodoro, Itinerario nell'arte, Dalla Preistoria a Giotto, Vol1, Bologna, Zanichelli, 2016;
- E.H. Gombrich, La Storia dell'Arte, Phaidon, 2021;
- didatticarte.it, 2. Arte Egizia, https://bit.ly/3NwMS2e;
- E.H. Gombrich, La Storia dell'Arte, Phaidon, 2021;
- didatticarte.it, 2. Arte Egizia, https://bit.ly/3NwMS2e;
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