Cleto, il borgo dietro il mito
Il mito racconta che Pentesilea, famosa regina delle Amazzoni, prode eroina e bellissima fanciulla, accorse a Troia come alleata di Priamo nel decimo anno del conflitto troiano, a seguito della morte di Ettore, per combattere contro le file achee. Con le sue strategie riuscì a portare scompiglio tra le orde nemiche, risollevando momentaneamente le sorti dei Troiani, fin quando, però, non cadde per mano di Achille.
Alla sua morte, avvenuta quindi lontana dalla sua patria, Cleta (o Clete), sua nutrice e ancella di Enea, venuta a conoscenza dell'accaduto, pazza di dolore, salpò alla volta dell'Asia Minore per andare a recuperare la salma della amatissima regina e darle onorata sepoltura.
Il suo viaggio fu interrotto da una burrascosa tempesta, che obbligò Cleta a fermarsi sulle sponde della Calabria alla foce del fiume Savuto, e dove successivamente fondò un regno cui diede il suo nome.
Inoltre dispose che sarebbe stato il nome di tutte le regine che le sarebbero succedute.
Perché rinunciò a proseguire il suo viaggio? Vincenzo Padula, nella sua Protogea ossia l'Europa preistorica, lo spiega così: "Come fu nei nostri mari scese a terra e o perché trovò impossibile compiere il pietoso ufficio o forse perché le piacesse l'amenità del sito decise di non passare più oltre, vi si fermò ed edificò la città che dal suo nome si chiamò Cleta".
Licòfrone, poeta greco del IV secolo a.C., racconta nell'Alessandria la vicenda di Pentesilea, veloce vergine dall'elmo di bronzo, e della sua nutrice, e così riassume la nascita e le sorti della città di Cleto: "Ed avendo quivi fondato una città regnerà sulla regione; dalla stessa tutte quelle che saranno regine si chiameranno Clete; dopo molte generazioni i Crotoniati distruggeranno dalle fondamenta la città uccidendo l'ultima Clete, l'intrepida vergine dell'amazzone regina della patria con lo stesso nome".
Cleto è un luogo di silenzio, dove il tempo sembra immobile, una manciata di case aggrovigliate, pencolanti sull'abisso, una serie di calde geometrie accostate fra di loro formando un disegno disordinato e perfetto, e dove su tutto dominano i resti del suo antico e disarme castello.
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